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Le storie dell’uomo verde…

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prefazione

ovvero quello che c’è

da sapere prima

Io non ho mai letto la prefazione di nessun libro, forse perchè mi sembra una inutile perdita di tempo, nel senso che il desiderio di entrare direttamente nel libro che sto per iniziare è tanto forte che la prefazione mi sembra come il fosso che mi separa da un prato bellissimo, e mi viene da saltarlo, ma lo faccio con gioia, non con cattiveria.
Quindi non mi stupirei se nessuno leggesse queste righe, e tanto meno mi stupirei se nessuno andasse oltre la terza riga del primo capitolo di questa cosa. Si, perchè questa è una sorta di esperimento, una provocazione che non ritengo sia il caso di chiamare letteraria, insomma questa è una specie di accozzaglia di frasi e di parole che possono avere un senso se prese singolarmente, ma nell’insieme formano un caotico traffico di idee e collegamenti che seguono una logica che trascende la mia comprensione. Tutto ciò crea opinioni discordi e la cosa mi fa ridere perchè come sempre la gente cerca di dare una forma e un posto a tutte le cose, anche quando queste sono fuori da ogni canone conosciuto.
L’idea dell’uomo verde è nata seguendo una lezione di fisica del primo anno di ingegneria informatica, che è una cosa che si fa (o meglio che si prova a fare) all’università dove vado io.

Dedico questa creazione pseudo-frattale a quell’uomo che per motivi che non mi piace immaginare ha usato la parola “pleonastico” nella prefazione di un libro di testo, perchè forse lui dall’alto potrà comprenderne l’astrusa logica, e magari farcisi un panino.

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Capitolo primo

Forse gli struzzi hanno

finito la vodka

“Forse gli struzzi hanno finito la vodka “, una scritta luminosa in caratteri da tramonto orbitava attorno alla testa dell’uomo verde. I suoi pensieri si formavano un po’ più in basso, ma essendo estate salivano con gioia per cercare refrigerio fra le alghe.
C’ era un party, ma non di quelli tutti blu a rombi che annoiano tanto, era un party veramente molleggiato, a righine cremisi. La ricorrenza festeggiata era palese, tanto che gli invitati erano per la maggior parte struzzi. L’uomo verde, da buon manager situazionale, aveva lesinato un po’ con i colori e con le forme. Però non aveva valutato la mancanza del senso di misura che accomuna gli struzzi, e così dopo nemmeno tre ovetti alla nocciola erano sparite tutte le casse di vodka al melone. Gli struzzi odiano la vodka alla menta e quella ai frutti di bosco, ma per la vodka al melone sarebbero capaci di ridipingere di bianco i funghetti sott’ olio.
Una volta a un party tre struzzi hanno salutato male un topo, e questo li ha morsi di poco. Fu un vero spettacolo, peccato che la memoria dell’ uomo verde se ne sia dimenticata.
L’uomo verde cercava l’alleanza meta-psichica degli struzzi, per favorire gli scambi di tonno in scatola nelle regioni a scacchi. Il suo è un lavoro di grande responsabilità, ed è talmente complesso che trascende la nostra comprensione.
Ma ora basta parlare di struzzi e di party, veniamo alle cose serie.
L’uomo verde ha una televisione, e da quando è stata in clinica per la ricolorazione della punteria ha dato strani segni di fantasia regressiva. Come tutte le televisioni, anche questa ha i piedini, e di notte va in giro per quei posti che di solito sono chiusi per lavori in corso, ma di notte è tutto diverso. Bè, la televisione dell’uomo verde ha già preso due multe perchè se la fa con un autovelox bresciano, che lui poverino è un extracomunitario perchè c’è scritto che è made in Taiwan. Però tutti lo temono, forse perchè lavora per la polizia stradale.
Tornando alla televisione dell’uomo giallo (che essendo verde può essere tutti i colori, escluso ovviamente il magenta, per motivi di igene), con le multe è stato un casino, e alla fine le ha pagate Babbo
Natale, che una volta l’hanno beccato a fare i 240 sulla
Padova-Mestre, e quando l’hanno fermato si è scoperto che non era colpa sua, ma che erano state le renne a farsi un pistone di peperoncino abruzzese di quello extra-strong. E’ stato uno scandalo coi fiocchi, sia di neve che di cobalto, che quelli di cobalto sono i più fighini perchè cambiano colore a seconda e a terza (a quarta no, perchè essendo in salita la quarta non gli tiene bene con i giri e dopo il motore si sforza e gli tocca mangiare il prosciutto che sarebbe anche buono, ma gli viene in mente lo sponsor e proprio non gli va giù.) Una volta l’uomo verde guardando la televisione è rimasto scioccato, sempre nei limiti delle sue possibilità di affiliato all’International Yatch Club. Stavano trasmettendo un programma di quelli multimediali, a quattro dimensioni (cinque se hai il subwoofer), e si vedevano le drammatiche immagini, a dire il vero un po’ sbiaditine, dell’alluvione di caffelatte di New York. l’unico che non si spaventò in quella occasione fu King Kong, che ci intinse un dirigibile alla crema pensando
” Finalmente una tazza di caffelatte come si deve. Mi viene quasi voglia di farmi una sogliola al prezzemolo…”. King Kong ha dei gusti discutibili, ma di questo si è già lungamente parlato nel best-seller “Fiat Duna, uso e manutenzione”, edito da Grande Puffo ai tempi d’ oro.
A proposito dei Puffi, una volta l’uomo verde li ha invitati tutti a un alcool-party, solo che si svolgeva su Orione, e i Puffi non avevano capito bene che uscita della tangenziale di Bologna bisognava prendere. Anche quella volta successe un casino! a forza di girare con la loro corrierina gialla, grande si e no come una 500, i piccoli uomini blu si ritrovarono a Roma, sul grande raccordo anulare. I Puffi si erano persi nel traffico, ma alla fine riuscirono a saltarci fuori, e si trovarono sul Lago di Bracciano, ospiti d’ onore a una manifestazione di folklore internazionale. Tutto è bene quel che finisce. Non importa se finisce alla Walt Disney o come ai polli d’ allevamento, basta che prima o poi finisca. Questa è una delle frasi più arancio dell’uomo verde.
l’uomo verde ogni tanto va in ritiro spirituale, e non si pone alcuna domanda perchè come è noto nessun uomo verde si pone mai domande nè ha ripensamenti. Il ritiro spirituale gli serve per guardare i ricordi e per valutare le immagini e le sculture, per limare e affilare i ricci di mare, per avvitare i cetrioli, e qualche volta anche per sbattere le ciglia, però senza fare troppo rumore. l’uomo verde trae sempre delle conclusioni ogni volta che torna da un ritiro spirituale, e le sue conclusioni sono al sugo di ravioli e a volte sanno di Nutella, praticamente sono sempre uguali.
Guarda l’orrizzonte da una spiaggia innevata, e quando passa un tucano in mimetica l’uomo verde pensa “Come è effimera la vita…”

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Capitolo primo

Perchè la gente si stupisce

se ci sono due capitoli primi?

L’uomo verde ha una sua dignità propria, che è nera perchè il nero è il bianco visto al buio, e come è noto il bianco è la somma di tutti i colori. Tutto ciò segue una logica molto particolare che sarebbe interessante approfondire, ma siccome non disponiamo di appropriati sistemi di trivellazione lasciamo il compito agli Scouts.
L’infanzia dell’uomo verde non è tanto diversa da quella di un qualsiasi spinterogeno Bosch degli anni ’70, solo che lui non era intrippato con i movimento sociali. Sul suo mondo, che è piatto se visto dal nostro limitato punto di vista, le onde sonore sono liquide, e i concerti si comprano solo con la carta di credito. Solo ultimamente l’uomo verde ha iniziato a interessarsi alle altre forme di vita, come ad esempio i trenini Lima e le seppie grige dei mari del
Nord.
Una volta l’uomo verde ha litigato con Capitan Findus per via di un losco traffico di bastoncini dorati con alcune ex-colonie pakistane nell’Antartide. l’uomo verde però non capisce il nostro mondo, perchè la sua natura è intrinsecamente diversa dalla nostra. E’ come se un pompelmo si mettese a parlare con un orologio svizzero. Un pregio dell’uomo verde è che egli si considera diverso e apprezza tutte le diverse aggregazioni molecolari che lo circondano, ma nonostante questo non si ritiene nè superiore nè inferiore. Per l’uomo verde ogni cosa, vivente e non, sta sullo stesso piano, sia economico che magnetico. E’ vero che le Alfasud fanno testo a parte, ma ora non ci riferiamo ai casi-limite.
Tratto da una buccia di giornale che si era infilata nel radiatore del catamarano dell’uomo verde:
“Sono previsti leggeri venticelli di ammoniaca liquida verso le ore 35 e due giri. I mari del sud e quelli che stanno più di là saranno un po’ frullati, ma non preoccupatevi perchè le suorine di Assisi hanno già ripulito tutti gli ombrelloni. Buona planata a tutti e… non evaporate troppo!” Din Don è arrivata la fata turchina: deve fare un’intervista in esclusiva all’uomo verde, che per l’occasione sì è vestito di tufo, e ha messo il gel sulle alghe. Ha persino un anemone fresco all’occhiello. Da quando si è iscritto all’International Yatch
Club tutte le volte che viene intervistato gli scompare la erre, che diventa evve.
Fata: – Come mai lei è iscritto all’International Yatch Club, pur possedendo solo un catamarano?
U.V.: – Pvima di tutto il mio non è “solo” un catamavano, ma è un signov catamavano.
– Bè, sì, non volevo offendere. Mi parli di qualche sua avventura per i mari.
– I mavi sono tvoppo affollati, e io givo solo fva le ovbite di giove e mavte, e mai di domenica.
– Perchè mai di domenica?
– Una volta ci sono andato di domenica con due miei amici bidimensionali, e un tapivo veale si è infilato nel vadiatove del catamavano: è successo un casino che abbiamo dovuto lavovave per tve ove pev stasave il vadiatove. Pensi che un tapivo una volta ha intasato la pvesa d’ avia di uno schiaccianoci atomico, ed eva anche un tapivo piccolino!
– Ma cos’è un tapiro reale?

A questo punto l’uomo verde, indignato dalla domanda dell’ignara fata turchina, fece un balzo di almeno tre gomme Dunlop, ma non quelle normali, quelle ribassate da alta velocità, con il battistrada da pioggia acida. La fata turchina non seppe cosa dire, e pensava che bell’articolo ci sarebbe venuto fuori, con quel salto da formula uno.
Meno male che non aveva su le slick, perchè altrimenti avrebbe dovuto fermarsi ai box. (l’ inglese è melodico come una 126).
Per il gran volo, l’uomo verde finì nel tritacarne del suo criceto gigante, una cara bestiola di tre quintali che per hobby fa il macellaio.
La fatina aveva già materiale sufficiente per il suo articolo, e forse ne sarebbe avanzato un po’ anche per una bella congiunzione, e se n’ era tornata al suo ovile. Dal tritacarne uscì l’uomo verde sminuzzato, ma grazie alla sua anima olografica ogni frammento era una copia dell’ originale, solo più piccolo. Lo spazio circostante venne invaso da 400 piccoli uomini verdi, incazzati come la lancetta del manometro della torre, che è sempre fermo perchè c’è la crisi (dicono).
Non si persero d’ animo: prostituendosi comprarono 400 biglietti del
12, un autobus che porta al policlinico, vicino a Fini. Dopo un paio di giorni uscirono dal policlinico, e si infilarono dritti dritti da
Franco il gommista, che ha l’officina sotto alla sede del movimento per la liberazione degli alberi da sughero (simpatica coincidenza, in armonia con il bianco delle uova sode).
Franco disse “avanti tutti!” e li mise nel vulcanizzatore. Dopo 5 minuti uscì l’uomo verde tutto intero e fuso in unico pezzo, solo che i pensieri non gli venivano più da abbastanza in basso, ma da più in qua rispetto a prima. Non sottilizziamo. l’uomo verde disse “grazie Franco” e Franco disse “fanno 23mila lire”. l’ uomo verde non capì e nemmeno Franco capì, ma quello che capì meno di tutti fu il finanziere che controllò lo scontrino.
Dopo una esperienza così, gli ci voleva una vacanza, a tutti e tre.
Franco andò a Sestola a vendere le gomme coi i chiodi ai montanari, il finanziere fumò lo scontrino dopo averlo rullato con della cicoria d’ annata e l’uomo verde tornò per un po’ al suo mondo d’ origine, dove nel frattempo c’era stata la rivoluzione ed erano stati aboliti i punti esclamativi.
La rivoluzione colpì a fondo l’uomo verde, che ovviamente si mise a pensare al domani, sempre senza porre nè a sè ne agli altri delle domande, che sono banali e poi hanno quel colore marroncino che non si intona con niente. Egli pensò: “Un tempo c’era il mondo piatto e tutti vivevano felici e si faceva l’amore sul serio e non c’era la pubblicità. Poi arriva la moda grunge e iniziano i moti sonici per ribellarsi al sistema della telefonia cellulare, e tanti uomini verdi diventano rosa e gialli e azzurri e si tirano i ghiaccioli alla cocacola in testa e c’è paura e terrore per tutti, tanto è gratis. Un giorno i buoi muschiati si prendono la febbre e viene la crisi e tutto si ferma e intanto però gli svizzeri vengono in campeggio con una BMW da 130milioni. Bè questo è logico. Ora invece gli ideali per cui si moriva sono vecchi già domani, come dice Gino Paoli. E poi il singolare di fax è fac e due eroi nazionali si sono sacrificati per l’abolizione dei punti esclamativi.”
Non c’è da stupirsi se gli uomini verdi non fanno mai domande. l’uomo verde comunque guarda con indifferenza tutte le cose passate e aspetta con indifferenza le cose future, pensando che il presente è come la vita, e si sa che la vita è effimera.

Teo 93

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