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Ember – Il mistero della città di luce

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Uscito un po’ in sordina nel 2003 per la casa editrice Fabbri, il libro da cui questo film è tratto sta avendo nuove fortune grazie all’edizione della Rizzoli, proposta negli ultimi mesi. Il testo, della scrittrice francese Jeanne DuPrau, ricalca temi della fantascienza classica (alla Arthur Clark, per intenderci), e, diretto da Gil Kenan, è diventato un film discreto e godibile, grazie anche alla presenza importante di attori molto noti con Bill Murray e Tim Robbins.
Ma anche se i nomi più conosciuti sono quelli di attori “adulti”, il film ha come protagonisti due ragazzi di dodici anni, Doon Harrow (interpretato dall’attore inglese Harry Treadaway) e Lina Mayfleet (impersonata dalla metà irlandese, e più famosa, Saoirse Ronan), che vivono in una città, Ember, in cui la volta celeste è un insieme di lampade, e che è circondata, in ogni direzione, dal buio più assoluto. Questo perché Ember è una città sotterranea, costruita più di duecento anni prima dai “costruttori” che hanno così preservato la popolazione mondiale, isolandola dal mondo esterno. Chi vive a Ember non sa dell’esistenza di un mondo “superiore”, ma la vita in questo rifugio, all’inizio della narrazione, sta diventando impossibile, perché la città, pensata per durare “solo” duecento anni, inizia ad avere problemi di tipo tecnico (il generatore elettrico che da luce ed energia a tutto si sta rompendo, e le tubature devono ormai essere rattoppate di continuo, senza però avere più ricambi adatti) e di tipo pratico (il cibo, in scatola, sta iniziando a terminare). In più, la gestione del potere, affidata ad un sindaco Cole (Bill Murray), sembra che piuttosto che trovare una soluzione preferisca gestire le cose in un modo, diciamo, diverso.
Solo l’intraprendenza di Doon, figlio di un inventore (Loris Harrow, alias Tim Robbins), e uno strano ritrovamento da parte di Lina (parente del settimo sindaco di Ember), riusciranno a dare qualche speranza di sopravvivenza a questo mondo sotterraneo.
Pur non potendo definire questo film un capolavoro del genere, il ritmo, la fotografia e le atmosfere sono molto buone. Gli elementi del passato affiorano con una progressione convincente (anche se, a mio parere, lo spettatore sa “troppo” della storia per immedesimarsi nei protagonisti), il sindaco Cole e i suoi scagnozzi sono “cattivi” con le facce giuste e qualche scena a metà tra Indiana Jones e i Goonies aggiungono un po’ di azione frenetica al tutto.
E’ quindi solo qualcosa che non funziona, compreso il finale. Ma tanto basta per non rendere l’esperienza davvero memorabile, rendendo quindi “Ember – Il mistero della città di luce” un film interessante, ma “perdibile”, e facendo sì che sia meno probabile anche l’uscita del seguito (basata sul secondo libro della serie, Gente di Sparks), annunciata ma, ora, dopo i numeri ottenuti al box office, non più così sicura.

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