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GADAMER – Zeno Gabaglio e Andrea Manzoni

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Oggi ho tra le mani il cd di un progetto di nome “Gadamer”. Mi chiedo anzitutto se abbia a che fare con il filosofo della hermeneutiké téchne, ossia Hans-Georg Gadamer: tradurre, interpretare, stratificare, trasferire, essere Hermes ovvero mai conclusi e pacificati nunzi degli dèi o degli uomini tra gli uomini eccetera, ché l’ermeneutica è faccenda seria e non ce la si può sbrigare così. Sì, penso che sia possibile il nesso, dal punto di vista di un Artista che sia tale, cioè con la A maiuscola. Devo dunque già pormi con un certo presupposto e con un certo “bagaglio” (perdonate l’anagrammatico calembour) davanti all’ascolto di questo lavoro firmato Zeno Gabaglio e Andrea Manzoni. Sostiene tra l’altro Gadamer, quando ciascuno emette un giudizio è influenzato dalla propria Weltansicht o visione del mondo. Il pregiudizio non va però soppresso (anche perché, a mio avviso, fondamentalmente insopprimibile), ma va abitato consapevolmente, quindi conosciuto e riconosciuto con prudenza, cioè con la capacità di guardare se stessi e d’intorno, passato e presente. E qui mi riaggancio, se per intanto io critico fruitore chiamato in causa non potrò prescindere da me stesso nell’ascolto di questo lavoro, dalla concreta situazione ermeneutica nella quale mi trovo, sicché dirò che la mia interpretazione o comprensione dell’opera sarà appunta la mia. Se poi vorrete sapere cosa ne penserete voialtri lettori, non vi resta che spaziare e ricorrere alla vostra personale curiosità procurandovi questo disco, facendone personale esperienza come dev’essere sempre con la musica. In ogni caso è un disco di altissimo livello, elegante, colto, ma non ostico nonostante le vesti “sperimentali”, quindi vario e gradevole in un modo che potrebbe incontrare molti e differenti gusti musicali. 
 
Prima di ascoltare la musica dell’alchimia Gadamer, ho cercato di ascoltare materiale dei singoli. Ho iniziato da Zeno Gabaglio:
 
 
Anzitutto chi è Zeno Gabaglio? Leggo che è svizzero, di Mendrisio. Nato nel 1979, ha cominciato a suonare il violoncello nel 1987 fino a diplomarsi presso il Conservatorio di Lugano e poi a perfezionarsi in diversi altri contesti. Leggo dal suo sito: “riconosciuti come molto labili i dogmi dell’accademia musicale, si è rifugiato nello studio della filosofia, laureandosi in estetica a Firenze con una tesi su formatività e improvvisazione. Sopraffatto dall’eccesso teorico di certa filosofia sta ora cercando una propria ambigua via tra theorein e poiein – tra il pensare e il fare”. Dopo aver letto queste note autobiografiche di vero e amabile understatement (come ogni autentico “grande” deve saper dire quando parla di sé) sono ora certo che Gadamer c’entri qualcosa con la filosofia bensì, ma altresì con la consapevole stratificazione del Sé e del d’intorno storico passato e presente… Quella che sa come e verso dove proicere (progettare, gettare avanti) intenzionalmente, anche quando improvvisa. “Nella sua attività musicale Zeno Gabaglio, sempre violoncello alla mano, ha suonato in orchestre sinfoniche, in gruppi di glam-rock adolescenziale, ha realizzato musica per film, si è lasciato affascinare dalla musica etnica, ha improvvisato assieme a poeti e danzatori, ha suonato in teatro, nei boschi e per strada”, leggo ancora. Insomma, un musicista che ama il Suono, lo Strumento e la Musica che tutta sente di dovere attraversare.
Zeno Gabaglio è senz’altro un ottimo violoncellista e un eclettico, ma con grande e propria personalità. Mi aspettavo qualcosa di più rarefatto e intellettualmente/concettualmente sperimentale come l’elettronica e violoncello di un Giulio Castagnoli (che qui caramente e con stima saluto, se vi si imbatte)… Invece no. Il violoncello o il violoncello elettronico di Zeno Gabaglio è capace di coniugare la forma già nota di musiche odierne o storiche (pop, avant-rock, jazz, minimalismo, ambient, musica antica, etnica, elettronica o musica colta delle avanguardie classiche) allo spirito e all’intelletto della ricerca dell’oltre (e dell’altro) fino a raggiungere esiti di grande caratura,  come nel remake per quartetto d’archi e voce di “Pugni in tasca” di Frankie Hi NRG ed altre ottime tracce che ho ascoltato da un suo precedente album intitolato “Uno”.
 
Il partner di questo progetto è Andrea Manzoni. Manzoni ha iniziato a studiare il pianoforte all’età di dieci anni. Studia musica classica e jazz, si perfeziona con maestri del calibro di Franco D’Andrea, Tiziano Poli, Antonio Ballista, Stefano Battaglia, Lawrence D. “Butch” Morris, frequenta numerosi masterclass di jazz e di improvvisazione, si avvicina alla disciplina della “meccanica fisiologica della tecnica pianistica” e partecipa, come pianista, al tour di Annalisa Minetti. Nel 2005 viene invitato, con il violoncellista Zeno Gabaglio, alle cineteche Bruxelles per la musicazione dal vivo delle pellicole di Buster Keaton. Ha formato un proprio gruppo rock di nome “Lomè”, nuova proposta al Premio Tenco 2006… Tutto ciò di Manzoni scrivo mentre ascolto le sue esibizioni al pianoforte o pianoforte e voce: Neve, Schemetterlinge, Zum zum zum (proprio quella “canzone che mi passa per la testa”) e lux purpurea www.myspace.com/andreamanzoni oppure www.andreamanzoni.com (posso darvi un’idea dicendovi che Manzoni potrebbe stare tra Cammariere e Quinto Rigo – quando canta -, John Cage, Luca Flores, Nu Jazz, Šostakovič?)
 
Infine è venuto per me il momento di ascoltare il connubio Gabaglio/Manzoni, prodotti dal compositore e organista Walter Zweifel (un altro illustre protagonista trasversale della musica, che ha collaborato da John Cage a Donatella Rettore a Stephanie Di Monaco, tutte frequentazioni di primo piano dunque). Occorre fare i soliti confronti per trasferire un’idea di una musica che certo voi ora non state ascoltando. Brutto momento, in cui sbagliare è facile, sicuramente è un limitare. Potrei non essere preciso sui giusti nomi di riferimento e non solleticare o sollecitare i giusti gusti. Ci sono tante cose in questo disco. A volte potrebbe ricordare quel grande e complesso progetto firmato Weather Report poi Weather Update (Joe Zawinul) con un tocco sapiente di “musica tutta e altra” alla Eyvind Kang. Va bene, un disco così non esce tutti i giorni: è una preziosa e altissima gemma svizzera e italica. Che ne facciamo ora? Gabaglio e Manzoni hanno tutte le carte in regola per entrare di diritto (e per “traverso”) nella musica classica contemporanea internazionale che conta, portandovi anche le pulsazioni cosmiche di un sequencer alla Tangerine Dream (Niemandsrose) o il violoncello con distorsore che può lacerare l’anima più di una Fender Stratocaster. A che punto sono le “pre-comprensioni” e le “stratificazioni” reali del pubblico nostrano, che dovrebbe destinare a quest’opera la meritata fortuna? Voglio essere ottimista: secondo me sono ormai potenzialmente mature e, quindi, buone… Sono certo che Gadamer e i suoi autori andranno lontano.
 
Gadamer è una produzione Altrisuoni e Radio Svizzera – Rete Due, con il sostegno della città di Lugano e della Raiffeisen Mendrisio e Valle di Muggio.
 
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